(DEMOS LIGURIA) BASTA RSA! NE’ PICCOLE NE’ GRANDI. CASE-FAMIGLIA, CENTRI DIURNI, ASSISTENZA QUALIFICATA SUL TERRITORIO E A DOMICILIO PER SPENDERE MENO E VIVERE MEGLIO
4 Maggio 2020
(DEMOS LIGURIA) BASTA RSA! NE’ PICCOLE NE’ GRANDI. CASE-FAMIGLIA, CENTRI DIURNI, ASSISTENZA QUALIFICATA SUL TERRITORIO E A DOMICILIO PER SPENDERE MENO E VIVERE MEGLIO
(DEMOS LIGURIA) In relazione alle dichiarazioni di domenica 3 maggio, sul Secolo XIX, del commissario straordinario di ALISA, l’agenzia ligure della sanità, rimaniamo colpiti da come la strage silenziosa avvenuta in queste settimane non abbia insegnato granché. Sono molte centinaia le persone decedute nelle residenze per anziani, in particolare nelle strutture più grandi cioè quelle che il commissario Walter Locatelli indica come il modello per il futuro. Dice il signor Locatelli che “l’equilibrio tra le necessità gestionali e la qualità del servizio viene collocato tra gli 80 e 100 posti letto. Solo a partire da questa cifra ci sono le dimensioni per dare le cure migliori”. Prefigurare tali scenari significa perpetuare il modello concentrazionario di persone fragili, separandole dal contesto sociale e con approccio sostanzialmente sanitario. Questa concezione va superata prima possibile! Non basta ingrandire le strutture alzando gli standard sanitari ed alloggiativi per risolvere il problema, anzi. È dimostrato come, per chi è anziano, essere assistito in casa costa meno e fa vivere meglio. Stando all’Istituto Superiore della Sanità nel mese di aprile il 44% dei contagi è avvenuto nelle RSA e solo il 24% in famiglia; i dati evidenziano inoltre come il 3% circa degli ultrasettantacinquenni italiani, ospite di tali strutture, ha generato quasi la metà di tutti i casi di malattia. Il drammatico esito di questi due mesi di pandemia deve essere dunque l’occasione per ripensare in profondità un sistema di assistenza che, separando la dimensione umana da quella sanitaria, ne ha mostrato i pesanti limiti. Le alternative agli istituti invece sono scelte convincenti anche dal punto di vista economico, ogni ricovero infatti costa più di tremila euro al mese, cifra adatta alle catene che gestiscono il business ma ben superiore a quella richiesta per una buona domiciliarizzazione o di co-housing in cui trascorrere dignitosamente la parte conclusiva della vita.
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