Corato: Comizio per De Benedittis «un patto d’onore per la città»
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10 Luglio 2020
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L'esordio di Corrado De Benedittis in questa seconda parte della campagna elettorale ha qualcosa di storico. È il primo comizio - ma in generale, il primo evento pubblico cittadino - post Covid con misure di distanziamento sociale annesse. Piazza Cesare Battisti, teatro del discorso del candidato sindaco, è recintata. Massimo 450 le persone che possono entrarvi e sul selciato tanti segnaposti colorati.
L'agorà si riempie col passare dei minuti. 100-150 dentro l'area transennata a comizio già iniziato, molti al di fuori. Di mascherine ce ne sono tante, la indossa anche De Benedittis prima di salire, da solo, sul palco. Dopo aver ricordato le vittime della pandemia il candidato supportato da DemoS, Rimettiamo in Moto la Città, Italia Viva, Italia in Comune, Sinistra Italiana, Rifondazione Comunista e Partito Democratico si scaglia contro «i potenti della città che, in questa tempesta, sono scappati, se ne sono andati nei loro rifugi.
Troppo facile scaricare le colpe sul commissario prefettizio, di una Corato in caduta libera per le responsabilità di un gruppo dirigente che ha determinato il collasso della città. Qui i diritti dei cittadini sono diventati favori da chiedere».
Il riferimento è al centrodestra che ha governato negli ultimi quindici anni. Un centrodestra che «con il capo cosparso di cenere deve lasciare spazio ad una nuova stagione politica che non significa fare un completo repulisti ma mettere a sistema tutte le risorse, tutte le energie, tutte le persone affinché collaborino ma è necessario che la città cambi strada».
Centrodestra che non ha ancora espresso il suo candidato. Sulla questione il professore esclama: «Siamo arrivati al 9 luglio con una città in balia di sé stessa e si gioca ancora ai tatticismi, ai posizionamenti per capire come e quando uscire sulla scena e alla fine scoprire l'acqua calda. Una leadership forte non aspetta di capire il vento. Si sta sul campo, come noi, dal 24 novembre. Chiunque sarà lo sfidante siamo pronti a giocare la partita».
«C'è chi di me dice - continua De Benedittis - "quello è il professore di filosofia, non fa i fatti, non è concreto. Invece la possibilità di rimettere in piedi la città passa proprio da un sindaco che fa il professore. Ci vuole un primo cittadino che non abbia interessi personali ma che sia esperto di libertà e di diritti dei cittadini. Serve proprio un professore di filosofia».
«Sul piano ideologico sono un non violento che vuol dire avere rispetto di tutti e di tutto e mettere al centro la legge». A tal proposito cita il noto caso "Giustizia svenduta" che, proprio ieri, ha visto la condanna dell'ex pm Savasta a 10 anni di carcere. «L'epicentro del sistema Trani si chiama Corato. Io non capisco come la politica locale su questo tema non abbia mai detto una parola. Un terremoto politico di carattere nazionale nel quale, ci spetta dire, che ci sono troppe ombre, troppi armadi chiusi».
Tra un j'accuse e una stoccata, De Benedittis parla di programmi. «L'edilizia deve tornare ad avere un ruolo strategico. Creerò un tavolo permanente con gli operatori del settore, compresi i costruttori. Oggi il dibattito sul tema è sceso in basso. Ci si va ad incagliare in una serie di iniziative legali e si usano i ricorsi come arma di ricatto politico. Invece c'è bisogno di una visione che rigeneri i quartieri. Allo stesso modo va affrontato il problema della zona industriale dove non puoi arrivare neanche con la macchina, dove la rete elettrica e quella del gas è insufficiente, dove mancano le infrastrutture».
«Il problema che si deve porre la politica è come trattenere i giovani, come migliorare la città, come trasformare Corato in una città green e come rigenerare le periferie. Ci sono quartieri segnati dal disagio. Ecco, il sindaco De Benedittis, un giorno a settimana avrà la sua dimora in via Tuscolana (sede di un centro servizi comunale a sostegno delle famiglie ndr), per dire a quei concittadini che le istituzioni ci sono»
La chiusura è dedicata al progetto politico ma senza far accenno, neanche minimo, alla scelta di Vito Bovino di candidarsi nuovamente sindaco. «Cap 70033 è diventato grande. Voglio ringraziare tutte le forze politiche, in particolare l'ultimo arrivato, il Partito Democratico (presente, ai piedi del palco, il segretario Di Girolamo ndr).
Com'è nato? Non siamo stati nelle segrete stanze a spartirci le poltrone ma l'abbiamo costruito con assemblee pubbliche. Hanno partecipato i tesserati e i cittadini a porte aperte. Una convergenza che si regge sulla centralità della città di Corato. Nella concordia, senza nessun manuale Cencelli, stiamo costruendo una giunta di giganti, di esperti del mondo amministrativo e dei vari settori. Al suo vertice deve esserci un professore di filosofia, che con la sua durezza e la sua libertà prenderà la decisione finale».
«Tempo fa dissi porte aperte al Pd, oggi dico porte aperte alla città. Non servono le ammucchiate ma un patto di onore. Centrodestra, Cinque Stelle, cittadini che non hanno colore politico, voglio essere il sindaco di tutti. Un patto d'onore che non vuol dire fare alleanze ma dare alla città la possibilità della svolta e del cambiamento».
Ecco il video del comizio
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