Corriere di Taranto | Liviano con DEMOS nel PD
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19 Aprile 2022
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La sua è stata a lungo una delle collocazioni politiche maggiormente sotto i riflettori: oggi Gianni Liviano presenta ufficialmente la propria candidatura alle prossime comunali all’interno della lista del Partito Democratico.
Lo avevamo sentito qualche mese fa e all’epoca era appena stato invitato ad un’interlocuzione con il Patto per Taranto e le altre forze che poi avrebbero appoggiato la candidatura di Walter Musillo. A loro Liviano propose una figura di candidato sindaco «di altissimo spessore, di altissimo profilo, che sia completamente terzo alle dinamiche della politica, che non sia, insomma, un politico». Quello scenario non si concretizzò. Come si è arrivati, allora, ad una candidatura (seppur da indipendente) nella lista del PD?
«Il nostro è stato un percorso in cui ci siamo interrogati molto su cosa fosse giusto fare, e non sarebbe corretto negare che in verità abbiamo immaginato più soluzioni in questo scenario. Una soluzione che abbiamo immaginato era quella di un terminale dal profilo alto, una sorta di Draghi della politica che mettesse insieme mondi diversi. Questo abbiamo provato a costruire, in verità, per una fase. Ci siamo resi conto, però, che era oggettivamente complicato da fare, che saremmo rimasti isolati rispetto al tentativo di costruire questo scenario e che avremmo investito solo in un percorso di testimonianza. Allora, in questo quadro di cose, siccome la maggior parte delle persone del nostro percorso appartengono ad un’area culturale di centrosinistra, sarebbe stato difficile fare scelte differenti da questa. L’ipotesi di condividere percorsi con luoghi e storie molto lontane da noi come Fratelli d’Italia e Lega Nord non era immaginabile per la cultura delle persone che appartengono a questa esperienza».
In apertura della conferenza stampa non è mancato anche un riferimento ai pesanti screzi passati con il presidente Emiliano e alla decisione di non ricandidarsi alle Regionali. Una posizione, rivendica Liviano, di estrema coerenza, ma probabilmente poco efficace. Per cui, tempo di mettere da parte le divergenze personali e provare a costruire un percorso nuovo, pur nella differenza di alcune posizioni.
Sgombrato il campo dalle questioni più spinose, possiamo parlare della candidatura nella sua forma attuale. Candidatura non solo dello stesso Liviano, ma anche di altri esponenti del gruppo che si rifà all’associazione “La città che vogliamo”, che si presenteranno con i simboli dei Verdi e di Taranto 2030. Questi spostamenti si collocano sotto l’ombrello di un’operazione politica più ampia, quella del movimento politico Demo.S (Democrazia Solidale):
«Democrazia Solidale è un’esperienza che fa riferimento alla Comunità di Sant’Egidio, che quindi è un po’ più vicina come identità culturale a noi che, come è noto, apparteniamo ad un’idea di cattolicesimo sociale impegnato in politica, questa è la nostra provenienza culturale. Democrazia Solidale ha aderito alle Agorà, questa esperienza che il Partito Democratico ha promosso, che è un’esperienza finalizzata ad allargare il campo del centrosinistra anche al di fuori dei confini del Partito Democratico; PD che è l’unico partito del centrosinistra, figlio di tradizioni importanti, però si rende conto di non essere fatto solamente dal contributo, per quanto imprescindibile e utilissimo, degli iscritti. Può essere anche un’altra storia, può essere importante se si allarga a contributi altri. Credo che questo sia l’obiettivo di queste Agorà, quello di allargare la platea e mettere insieme mondi diversi».
A rappresentare Demo.S era presente il prof. Gianni La Bella (docente di Storia Contemporanea all’Università di Modena e Reggio Emilia), al quale abbiamo chiesto il senso complessivo di questa operazione:
«Il progetto che stiamo portando avanti è quello di aprire un cantiere di nuova politica, sulla base del desiderio che tanti hanno manifestato, di provenienze diverse: associazionismo cattolico, movimenti, realtà sociali, nella voglia e nel desiderio di costruire una politica nuova, centrata attorno ad una serie di prioritari obiettivi, che sono l’ambiente, la questione meridionale, il problema del lavoro dei giovani, il problema della pace, il problema della politica internazionale, la difesa a tutti i costi e in ogni modo del nostro destino europeo. Questo lo vogliamo fare enfatizzando molto l’inclusione, la partecipazione e la riappropriazione del gusto della politica sui singoli temi».
“Questione meridionale” è un’espressione che non si sente utilizzare molto spesso oggi…
«Sono contento che abbia colto questo arcaismo. Vi faccio ricorso esplicitamente per dimostrare quanto questo problema antico oggi si stia riproponendo nel nostro destino nazionale, in termini di reddito, in termini di occupazione, in termini di emigrazione, in termini di opportunità per il mondo giovanile. Il Meridione oggi rischia di andare ad una velocità molto molto inferiore rispetto al resto del Paese. Quindi bisogna uscire da questa logica di “due Italie” e riaggregare questa parte del Sud alla dinamica dello sviluppo economico nazionale. Questo vuol dire entrare nel merito di una serie di temi molto concreti: il problema del lavoro nei territori, non soltanto lavoro, il problema della ricomprensione della vocazione industriale, il problema del turismo, il problema delle risorse pubbliche nazionali ed europee da destinare alla rigenerazione di questi nostri territori».
A rappresentare il PD (oltre ad un travagliato collegamento video con il commissario provinciale Oddati) c’era uno dei candidati alla segreteria, Luciano Santoro, che ha voluto sottolineare come la candidatura indipendente di Liviano nel PD si inquadri nel progetto nazionale delle Agorà promosso dal segretario Letta. «Non è solo una candidatura elettorale, non è solo aprire ad un portatore di voti», scandisce Santoro, «io immagino un PD che apre porte e finestre».
Un’apertura che, siamo certi, non mancherà di scombussolare alcuni equilibri consolidati.
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