Demos Verona | Focus istituti penitenziari
Articolo scritto il
29 Gennaio 2024
Categoria dell'articolo:
Questo articolo contiene i seguenti tag:
Lo scorso dicembre, Demos Verona insieme con Azione Comunitaria, associazione veronese di animazione politica, ha organizzato una giornata dedicata alla Casa Circondariale di Montorio, il carcere di Verona. L’obiettivo era di richiamare l’attenzione della città su questa realtà che normalmente viene ‘dimenticata’, ovvero ritenuta problema di altri. L’evento ha messo in luce il contrario, perché tra il carcere e il territorio in cui si colloca ci sono molti relazioni tra una Comunità che dovrebbe sostenere il ruolo rieducativo del carcere e coloro che hanno terminato le pene; relazioni di lavoro, come il personale della polizia penitenziaria, il personale dell’USL e l’amministrazione penitenziaria; relazioni di volontariato che sostengono a vario titolo le persone private della libertà e i loro famigliari; relazioni di difesa dei principi costituzionali come il lavoro, la salute, i legami affettivi e la dignità della persona. Tuttavia il Carcere viene ‘visto’ solo in situazioni eccezionali, come è successo per la Casa Circondariale di Montorio quando è stata scelta come destinazione per la detenzione provvisoria di Filippo Turetta. La nostra iniziativa ha pertanto voluto accendere un faro che ponesse in evidenza a tutta la Comunità di Verona la necessità di considerare il Carcere parte della vita sociale cittadina. Teniamo anche presente che nei mesi finali del 2023 si sono verificati alcuni gravi episodi di autolesionismo, che hanno portato alla morte di 3 persone che erano in custodia.
La giornata è iniziata con la visita ufficiale al carcere del nostro Deputato Paolo Ciani, accompagnato dal Segretario di Demos Verona, Alessandro Donadi, dal Consigliere Comunale di Verona, Lorenzo Didonè e dal Presidente di Azione Comunitaria, Agostino Trettene. La visita si è svolta alla presenza della neo Direttrice del Carcere, Francesca Gioieni e del Comandante della Polizia Penitenziaria, Lara Boco. Abbiamo avuto la possibilità di incontrare alcune persone che stanno scontando la pena, visitare l’Infermeria, visionare alcune celle sia nella sezione maschile che nella sezione femminile, vedere gli spazi di uso comune, assistere alla distribuzione del pasto di mezzogiorno, alla distribuzione di vestiti e materiali di conforto svolto da volontari della Confraternita di San Vincenzo, parlare con il cappellano fra Paolo, visitare alcuni spazi dove sono stati attivati laboratori di ortodonzia e prossimamente anche di informatica.
La struttura risulta particolarmente sovraffollata, anche se l’edificio è migliore di altri presenti sul territorio nazionale. L’on. Ciani ha comunque rilevato una particolare situazione che sembra quasi unica a livello nazionale: la percentuale della presenza di stranieri è di gran lunga superiore rispetto a quella nazionale e il consumo di psicofarmaci tra i detenuti è decisamente importante. Tutto ciò ovviamente crea una situazione molto complessa da gestire e mette in luce le criticità che poi gli episodi di suicidio hanno portato alla luce.
A tutto ciò si aggiunge un’altra criticità: il servizio sanitario, per carenza di personale, è cogestito tra USL e Azienda Ospedaliera con difficoltà di relazione e di gestione delle situazioni più critiche dal punto di vista psicologico e psichiatrico. Nel pomeriggio si è poi svolta la tavola rotonda sul tema “DIRITTI IN CARCERE”, con la presenza della quasi totalità delle Associazioni veronesi che lavorano per e nel carcere (Istituto Alberghiero “Angelo Berti”, La Fraternità, Cooperativa Il Samaritano, Cooperativa Panta Rei, Acli, Istituto Don Calabria, San Vincenzo, Associazione Camere Penali, Associazione Sbarre di Zucchero), con il Garante dei diritti delle persone private della libertà e con i tre Assessori che all’interno della Giunta del Comune di Verona hanno a diverso titolo relazioni con il mondo carcerario: Luisa Ceni, Assessora Politiche Sociali e Abitative, Stefania Zivelonghi, Assessora Sicurezza e Legalità, Italo Sandrini, Assessore Terzo Settore. Il gioco lessicale proposto nel titolo “DIRITTI IN CARCERE” richiama la differenza che esiste tra il difendere i DIRITTI delle persone che vivono o lavorano nel carcere e la mentalità semplificatoria che invece richiede sempre e comunque i DIRITTI IN CARCERE, senza passare dal via si potrebbe dire, come metodo risolutivo delle complessità della nostra società.
La terza sottolineatura riguarda la necessità di USCIRE DIRITTI dal carcere, cioè IN PIEDI, sia per le persone che vi lavorano che per coloro che finiscono di scontare la propria pena e tornano al libero agire, perché il carcere non è un mondo a parte, ma fa invece parte della Comunità.
Dalla tavola rotonda, momento di condivisione dei diversi punti di vista sulla situazione attuale del carcere e dei rapporti con il territorio, è emersa la necessità di un maggiore coordinamento fra le Associazioni e di un diverso dialogo con la Direzione del Carcere, supportati dall’Amministrazione Comunale per aiutare le relazioni, pur se essa non ha compiti diretti nell’ambito carcerario.