DOMANI | I SILENZI DI SALVINI di Mario Giro
Articolo scritto il
12 Ottobre 2021
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Significativo il silenzio di Matteo Salvini dopo gli scontri tra No vax o No green pass e la polizia: si vantava di difenderle sempre ma ora – salvo la solidarietà di rito alla Cgil e una condanna alla violenza che «non è mai giustificata, non è mai la soluzione» - non parla a sostegno delle forze dell’ordine attaccate anzi critica il loro operato.
Il tema non riguarda solo le vaccinazioni ma la salvaguardia della democrazia. Come si tutela il nostro sistema è la grande domanda che attanaglia tutta l’Europa. Troppo spesso i politici giocano con tale questione che è invece estremamente delicata.
Giocano i populisti di varia natura (sia di destra che di sinistra) permettendosi di mettere alla berlina le istituzioni democratiche – a iniziare dalle assemblee parlamentari troppo spesso denigrate – credendo di compiere un peccato veniale. Si tratta in realtà di un peccato capitale che può ferire gravemente il quadro delle regole comuni che ci governano e che fanno dei nostri paesi degli stati di diritto.
Abbiamo davanti agli occhi cosa significa non avere stato e istituzioni rispettati. Giocano anche i rappresentanti della destra sovranista europea che da un lato invocano uno stato forte e autorevole mentre dall’altro non riescono a rispettare nemmeno la più piccola norma di convivenza, occhieggiando a fascismi, autoritarismi sregolati e politiche di fazione.
Giocano infine le sinistre quando non riescono a decidersi se far prevalere i diritti dei cittadini o i diritti del mercato, limitandosi a gestire e lasciando aumentare il rancore sociale che poi trova sbocchi altrove.
UNA COSTRUZIONE FRAGILE
La democrazia è una costruzione fragile e lo si vede molto bene nel mondo arabo o in America Latina oltre che in Africa o in Asia. Non si tratta solo di organizzare delle elezioni ma di rispettare un quadro di regole condivise dentro le quali la forza della maggioranza viene equilibrata con la cosiddetta logica dei checks and balances. Ma in Europa è diventato normale chiedere i “pieni poteri” oppure sprofondare nel caos. Così metà Unione europea vuole muri anti migranti e il ritorno alle regole del fiscal compact il più presto possibile, mentre l’altra metà cerca disperatamente di ripartire non ricevendo nessun aiuto sulla ripartizione dei rifugiati, la cosiddetta rilocation.
Difesa della democrazia è anche rispetto della libertà di stampa cioè di parola, di inchiesta e di trasparenza, puntando il dito se necessario. I Nobel per la pace di quest’anno sono dedicati a questo. Ma il mondo politico europeo non se ne avvede e preferisce polemizzare sul primato del diritto europeo o nazionale, come in Polonia. La questione è già stata decisa nel momento preciso in cui si sono firmati i trattati: lì è iscritta la primazia del diritto comune europeo in tante materie.
È la logica del processo di integrazione e se la si rifiuta si deve uscire. Si tratta del più recente disperato tentativo di bloccare l’Europa da parte delle destre. In realtà non è contro l’Europa: è contro la democrazia stessa.
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