L'Italia sta vivendo una stagione di forte e rapida trasformazione politica. E' emersa con chiarezza la "volatilità" di molti voti, non più legati a partiti tradizionali o ad appartenenze ideologiche; si è manifestata attraverso il voto la grande volontà di cambiamento dinanzi ad un quadro politico bloccato e a partiti logorati e non più credibili. Il crescente astensionismo e la perdurante difficoltà di rapporto tra istituzioni e società dimostrano che non è stato ancora risolto il problema di un'autentica capacità di rappresentanza da parte della politica attuale.
L’Italia vive in una perenne transizione politica che ha consentito l’affermazione di antipolitica, populismo demagogico, antieuropeismo, che si alimentano con la sofferenza delle parti più deboli della società sociale e che, incontrastati, soffiano sul malcontento.
Demos nasce per dare un contributo al superamento di questa transizione, possibile solo con la rinascita della democrazia rappresentativa – alternativa alla disintermediazione - che, se esercitata con responsabilità e spirito di servizio, è lo strumento più efficace per connettere i bisogni delle persone con le istituzioni. Tuttavia, la democrazia rappresentativa, negli ultimi anni, ha dimostrato molti limiti che sono alla base del ritardo italiano sulle riforme, oggi ancor più indispensabili per il superamento della pandemia e per l’accesso alle
ingenti risorse europee (PNRR).
Spesso c’è stata incapacità nei partiti di anteporre le necessità del paese alle esigenze di un consenso elettorale mutevole e sempre più esposto alla propaganda ed alle fake news. Questo è il momento nel quale la politica deve riscoprire la sua missione perché senza politica non si può sperare in un mondo migliore.
La terra è la casa comune della vita in cui la sovranità non appartiene solo all’essere umano ma a tutti gli esseri viventi. Una casa comune che deve essere tutelata come il bene più prezioso, partendo dal risanamento del degrado ambientale e debellando la cultura dello scarto che sta pregiudicando il futuro dei nostri figli e la vita nel pianeta. La politica può rinascere se prende coscienza degli errori commessi nel passato per indifferenza, egoismo o miopia e se assume come paradigma di
riferimento l’ecologia integrale, cioè una ecologia che tutela allo stesso modo e con le stesse energie l’ambiente naturale e la vita che lo ospita, sia essa umana (collettiva e individuale) sia animale.
Solo assumendo la consapevolezza dell’indispensabilità di questo nuovo approccio possono essere superati gli ostacoli e le forti resistenze al cambiamento che si annidano nella società dello scarto: privilegi corporativi, corruzione, evasione fiscale, burocrazia ottusa, interessi divergenti dal bene collettivo, egoismo e illegalità.
L’individualismo sociale è una minaccia per la coesione del paese, precondizione per lo sviluppo.
Quella di Demos è una proposta comunitaria, che si oppone a tutti i fenomeni disgregatori della nostra società con la riscoperta del valore del bene comune a partire dal sostegno dei più deboli.
Ci concentriamo sull’ascolto delle esigenze e dei problemi e su tutti i tipi di fragilità. Se non si riparte dagli “ultimi” non si può ricreare il tessuto comunitario, non si può ridare senso al concetto
di cittadinanza inteso come condivisione di un destino, a prescindere da nascita, cultura, provenienza geografica, etnia, religione, condizione economica.
Cittadinanza che deve essere sinonimo di comunità sociale,
di solidarietà e che trova ragione e diritto non più solo nel “sangue” ma,
soprattutto, nella condivisione delle sorti di tutta la collettività, nel rispetto delle sue regole e nella partecipazione alla costruzione di una società aperta, accogliente e giusta.
La casa comune dei nostri paesi europei è l’Unione Europea,
baluardo di democrazia e giustizia sociale.
Solo costruendo una identità europeista plurale, inclusiva e aperta, si possono superare le barriere che separano i popoli europei, quelle tra le generazioni, tra occupati e disoccupati; tra lavoratori e pensionati, stabili e precari; tra interessi privati e interessi pubblici; tra Nord e Sud; tra uomini e donne; tra italiani nati qui e “nuovi” italiani, tra gli italiani che vivono in Italia e gli italiani all’estero.
Occorre pertanto uscire dallo “shock degli egoismi” per rilanciare il processo di integrazione, riprendendo decisamente il cammino della Costituzione Europea: degli Stati Uniti d’Europa, baluardo contro i conflitti tra oriente e occidente, tra culture e religioni, tra democrazia a tirannide.
Gli Stati Uniti d’Europa, forti della grande e ricca varietà culturale, sociale e storica
europea e mediterranea, sono ciò che manca al mondo per raggiungere un nuovo equilibrio di pace, presupposto per il risanamento dei tanti, troppi mali che ancora affliggono l’umanità. Per Demos, l’Italia, la politica italiana, possono essere decisive nel raggiungere questo orizzonte storico.
Lo sviluppo economico deve essere funzionale alla crescita del benessere sociale, attraverso il lavoro dignitoso ed entro il paradigma della sostenibilità ambientale, sociale ed economico/finanziaria.
I limiti e i difetti del capitalismo liberista sono stati amplificati da una globalizzazione anarchica che ha favorito l’accumulo di ricchezze nelle mani di pochi, l’aumento delle diseguaglianze e l’impoverimento progressivo delle classi medie, sempre più a rischio di ingrossare le fila già troppo ampie della povertà.
Appare quindi evidente che le riforme non debbano riguardare solo l’ambito istituzionale ma anche quello economico e finanziario, affinché si possa affermare
un nuovo modello di sviluppo sostenuto da una nuova economia sociale
di mercato, fondata su pilastri di partecipazione e giusta redistribuzione della ricchezza. Occorre evitare il possibile conflitto sociale che, come brace sotto la cenere, cova nelle società moderne ed è quindi indispensabile concepire un nuovo “Patto di Solidarietà e Sostenibilità” nel quale tutti possano riconoscersi.
I venti di guerra non soffiano più lontano da noi ma anche in una Europa che ha vissuto fino ad oggi nell’illusione di aver conquistato la pace per sempre. Oggi ci accorgiamo che la guerra è come un virus, una infezione letale che abbiamo lasciato prosperasse lontano da noi, come nella guerra di Siria, e che invece sta contagiando tutti, come accade in Ucraina.
La guerra distrugge ogni aspirazione ad un futuro migliore, alla giustizia sociale, alla lotta al cambiamento climatico, al riequilibrio tra il sud e il nord del mondo ed è per questo che va evitata con ogni mezzo.
La guerra non è la prosecuzione della politica con altri mezzi ma la sua radicale
negazione ed è per questo che la politica, i partiti, le istituzioni italiane
ed Europee devono essere uniti nel contrastarla.
Lo Stato, se giusto e democratico, deve prioritariamente contrastare l’ingiustizia sociale ed economica e ridurre le disuguaglianze che deprivano l’essere umano della sua dignità.
Oltre a combattere criminalità e disordine, le istituzioni devono liberarsi dalla sordità burocratica ed essere riferimento per la fruizione del diritto alla salute, all’educazione, ai servizi e al welfare. Allo stesso modo alle autonomie locali devono essere devoluti i poteri amministrativi e le risorse necessari per rispondere alla cittadinanza e per realizzare una vera solidarietà comunitaria.
Va pertanto superato il dualismo negoziale Stato/Territorio e ricostruito un tessuto istituzionale armonico e cooperativo, precondizione per il superamento della condizione periferica di tante comunità, delle zone interne, di quelli che oggi sono “angoli del sistema” per effetto di una diseguaglianza geografica e urbana che, sempre, si scarica sulla persona.
Entro tale paradigma dello Stato e delle istituzioni amiche, si colloca il nostro progetto politico, riassumibile in “Periferie al centro”, perché siamo già e saremo ancor più presenti nelle periferie geografiche, sociali, economiche che riteniamo simboleggino, nel segno della difficoltà ma anche della speranza e della vitalità. Curare le periferie, lavorare affinché escano da una condizione di minorità non è solo solidarietà ma lungimiranza e visione del futuro perché nessuno si salva da solo.
L’Italia, la società, le persone hanno bisogno di nuove forze, nuovi entusiasmi, nuove energie ed è per questo che è nata
Demos, dal basso, con l’aspirazione ad essere una forza che assume l’umanesimo e la solidarietà come linee guida.
Le nostre radici affondano nel cattolicesimo democratico e progressista e nella cultura laica, civica, solidale e antifascista.
Le nostre esperienze e vocazioni provengono dall’impegno sociale, dal
volontariato, dal lavoro e dalla fatica quotidiana.
Radici ed esperienze che ci aiutano a leggere il presente e guardare al futuro liberi da ideologie, ma consapevoli che il pensiero umano è profondo tanto quanto lo è la storia dell’Umanità.
Per Demos, che fa sue le esigenze di comunità e di uguaglianza e incarna la difesa di quei principi di libertà e giustizia della tradizione repubblicana, il dinamismo della società civile italiana e la sua pluralità
sono una ricchezza che la politica deve valorizzare, piuttosto che tentare di imprigionare, così come non devono essere imprigionate le energie dei territori e delle autonomie locali, del civismo, del non-governativo, della libera intrapresa e della società civile.
In questi anni abbiamo sostenuto con impegno e lealtà i governi di centrosinistra che si sono susseguiti così come i governi di
“responsabilità” e di apertura che, nonostante le difficoltà, stanno tentando di realizzare le necessarie riforme e rilanciare il nostro paese in questo difficile periodo storico.
Il nostro intendimento è aperto alla collaborazione di tutti coloro che si riconoscono nei nostri valori e obiettivi o che ritengano di poter svolgere il proprio impegno istituzionale in leale cooperazione con noi.
Noi non siamo una forza antagonista, ma un partito nuovo che si pone
come missione la rinascita della politica orientata all’unità programmatica e di governo delle forze democratiche, europeiste, progressiste e ambientaliste italiane, nel rispetto delle differenze ma animati dalla convinzione che, davanti ad esse, vanno poste le convergenze e il bene comune del Paese.
La forza del noi
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