Il segretario di Demos e consigliere regionale del Lazio Paolo Ciani si candida per sfidare Virginia Raggi
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20 Novembre 2020
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Di Emiliano Pretto su Agenzia di stampa DIRE
ROMA – “Ho grande stima per diverse delle persone che sono state chiamate in causa nell’ambito delle primarie. Credo non ci saranno grandi difficolta’, laddove uno di noi vincesse, e nel caso fossi io, a coinvolgere gli altri. C’e’ una grande affinita’ con Sabrina Alfonsi, con la quale abbiamo gia’ parlato, e con cui potrei pensare ad un ticket. Ma ho anche stima per Tobia Zevi e Giovanni Caudo, che potrebbero aggiungersi in corso d’opera”. Cosi’ il segretario di Demos e consigliere regionale del Lazio, oltre che candidato sindaco di Roma, Paolo Ciani, nel corso di un’intervista con l’agenzia di stampa Dire nell’ambito della rubrica DIREzione Roma.
“Credo che nel tema del programma e anche in quello della squadra bisognera’ tenere conto degli altri interlocutori- ha aggiunto- Io ho tante idee ma non penso che possa imporre qualcosa agli altri. Un esempio? Calenda parla in continuazione di termovalorizzatori quando la coalizione di centrosinistra nel Lazio ha stabilito che non vuole usarli. Che senso ha che continui ha ribadire solo quello che vuole lui senza tenere in conto quello che pensa la coalizione?”.
“Le primarie vanno fatte: io penso che nessuno puo’ avere la presunzione di dire ‘ci sono, io basto, sono il migliore e quindi venite tutti con me'”. Cosi’ il consigliere regionale del Lazio e candidato a sindaco di Roma, Paolo Ciani, rispondendo ad una domanda sul rapporto con Carlo Calenda e sulla necessita’ di fare o meno le primarie nel campo del centrosinistra.
“Il Pd- ha spiegato Ciani– si e’ dato questo strumento e io stesso ho aspettato ad offrire la mia candidatura in assenza di un nome unitivo, in presenza del quale non avrei avuto difficolta’ a condividere un percorso. Quando poi i nomi sono venuti meno con Demos abbiamo offerto una nostra candidatura, nella mia persona. Ma se si vuol far parte di una coalizione bisogna sapere accettare e tenere conto degli altri e delle regole comuni che ci siamo dati. E’ una questione di correttezza di rapporti con tutti. Anche perche’ e’ un sogno, per un cittadino romano che ama la sua citta’, come e’ per me, diventarne sindaco”.
“Sento- ha aggiunto Ciani- una sofferenza e un senso di rassegnazione per il presente e sul futuro di Roma. Viviamo in una citta’ che sembra aver smarrito un’idea e una visione e siamo piegati sul quotidiano. A forza di stare con la testa in giu’ per terra non cadere nelle buche non si riesce piu’ a vedere cosa si ha davanti, e nemmeno la prospettiva. Questo per il mondo cattolico, che vive Roma come citta’ universale, centro della cristianita’, guida nel mondo e con ruolo importante sulla fraternita’, e’ una grande sofferenza, anche pensando alla grande attenzione che Papa Francesco ha messo per gli ultimi. Roma non riesce ad essere all’altezza delle sue aspettative”.
“Le due encicliche ‘Laudato si’ e ‘Fratelli tutti’- ha aggiunto- sono anche un grande manifesto politico: la prima mette insieme la giustizia ambientale e quella sociale e la seconda ci richiama al grande tema della fraternita’ e al tema della coesione della citta’”.
“A Roma c’e’ un grande tema di precarieta’ e di fragilita’. E poi c’e’ il tema della casa. Dentro la citta’- ha spiegato Ciani- abbiamo 30.000 persone in precarieta’ abitativa: 13.000 negli alloggi popolari, 5.000 nelle occupazioni, quasi 5.000 nei campi rom e poi quelli che addirittura vivono in una macchina. E’ una realta’ diffusissima che non possiamo piu’ affrontare recuperando 150 case e riassegnandole. Serve un’agenzia dell’abitare che coinvolga dai costruttori ai movimenti. Non per costruire nuove case ma che guardi a quelle vuote che gia’ esistono e che il Comune potrebbe comprare o affittare per queste persone. Mettendo a tavolino tutti i soggetti si possono trovare delle soluzioni”.
“Io sono entrato in politica per cercare di cambiare dal punto di vista amministrativo tante cose che nella vita concreta ho visto- ha aggiunto Ciani– dalla vicinanza agli anziani, ai disabili o ai senza fissa dimora. Dobbiamo anche risolvere un problema di tipo culturale: negli ultimi anni abbiamo dismesso il tema di una societa’ coesa e andiamo, al contrario, sempre piu’ verso una societa’ di individui in competizione tra loro. Una cosa molto pericolosa, soprattutto in tempo di crisi, come quella del 2008 e quella pandemia di oggi. Roma non puo’ andare avanti con un popolo di individui che non sa piu’ fare rete e sostenersi. Non e’ filosofia, ma un modo di relazionarsi tra cittadini”.