La colpa dei poveri


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28 Aprile 2023


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Una versione ridotta dell'articolo è stata pubblicata su Repubblica in data 19/04/2023

C’è un fantasma che s’aggira per il mondo ed è visibile nel nostro paese. È quello del terribile pensiero che l’essere in difficoltà, l’essere fragile, in una parola l’essere poveri è una colpa. È un pensiero non detto nemmeno sottovoce, è un pensiero appunto. Che permea tuttavia dei comportamenti e dei provvedimenti.

Abbiamo assistito ad una strumentale campagna contro il reddito di cittadinanza: non una campagna per modificarlo, eliminando storture e migliorarlo, ma CONTRO.

Facendo volontariato con i poveri incontro persone che hanno ripreso una minima dignità con l’assegno di sostegno, che hanno ricominciato a respirare, che stanno cercando di uscire da una spirale cupa ed ora sono smarriti nel pensare a che succederà. Alcuni riprenderanno a vagare per le strade, ad ammalarsi; altri non ce la faranno.

Si mistificano i significati delle parole per vestire d’eleganza decisioni brutali. Dire che “devono andare a lavorare” fa effetto, crea simpatia nella gente perbene, fa breccia anche in quella che era la classe operaia, edifica facile consenso. Ma ci si guarda bene dal completare il secondo tempo del difficile discorso su come trovare un lavoro dignitoso.

I muri del fenomeno migratorio

Anche sull’immigrazione si capovolge la realtà: nonostante gli imprenditori reclamino almeno mezzo milione di migranti per far andare avanti le loro imprese qui si prendono provvedimenti ostinati e contrari, con dichiarazioni di facciata.

Il fenomeno migratorio è destinato a continuare a lungo visto lo stato del mondo e del clima. L’assalto ai paradisi là dove essi sono, in Europa, in America, nella penisola arabica è in corso da tempo e durerà. Non saranno i muri, i respingimenti o i mancati salvataggi a risolvere la questione migratoria.

Servirebbe piuttosto realismo e immaginazione. Lo si è fatto con l’Ucraina, più di sette milioni di persone in fuga dalla guerra accolte e sistemate in Europa. Eppure non c’è percezione di invasione o di emergenza. Perché?

Almeno per due motivi: c’è stata una propaganda contraria, in funzione anti-russa ed è in campo un progetto europeo di accoglienza ed integrazione, seppur inizialmente pensato per il breve termine, che si continua a far funzionare. Dunque c’è stata una scelta mediatica ed un approccio progettuale, non superficiale. Si può replicare il modello ucraino, con i dovuti aggiustamenti, basta volerlo.

Invece sì va in direzione contraria, eliminando protezioni e buttando sulla strada migliaia di persone che saranno presto un problema di sicurezza, facendo il gioco di chi accarezza uno stato di più polizia. C’è poi un ribaltamento della realtà quando si propaganda il “Piano Mattei” per dare più aiuti all’Africa mentre sottobanco lo si riduce nella dotazione finanziaria.

L'inganno deleterio dei carcerati

Anche sui carcerati si consuma un inganno deleterio. Delle quasi sessantamila persone imprigionate un terzo sono stranieri ed un altro terzo (spesso coincidono) sono in custodia cautelare cioè in attesa di giudizio. Per chi frequenta quel mondo ristretto sa bene che molti non possono permettersi uno straccio d’avvocato che non sia quello d’ufficio.

Coloro che invece si permettono professionisti di livello non sono, salvo gravi reati, dietro le sbarre ma in misure differenti, senza contare gli errori giudiziari (ogni anno lo stato italiano risarcisce ingiuste detenzioni con cifre che oscillano tra i 25 ed i 40 milioni di euro). Prevale la linea del “buttare la chiave” a quella del dare una seconda opportunità in un percorso di redenzione come invece indica la nostra Costituzione.

Cosa può fare la politica, l'impegno di DEMOS

La povertà è una condizione, non una scelta e potrebbe capitare al resto di noi. Eppure c’è una cultura carsica che ora emerge in modo sempre meno subdolo e che stigmatizza l’essere poveri.

La politica può fare molto: accentuare le disuguaglianze, avvallando una cultura dello scarto, a cui aggiungere gli anziani rinchiusi nelle RSA ed i disabili isolati dalla società, o mettere in campo opportunità di riscatto con un diverso modo di giudicare le persone. Attenzione dunque a cosa si predica; c’è un allarme culturale a cui le persone politicamente oneste dovrebbero reagire, con azioni ed esempi questa volta si “ostinati e contrari” al pensiero dominante. I gesti ed i discorsi quotidiani hanno un grande potere.

Sono tempi maturi per una politica educativa, non solo amministrativa o ideologica. Frequento non da molto la politica ed ho visto tanti consumare discorsi sulla gestione del potere invece che su in quale società far convivere la gente.

Come Demos proprio nell’aprile di un anno fa presentammo il nostro programma di una “Genova per tutti” e non solo per alcuni, non solo per i soliti gruppi di interessi. Rimane ancora attuale e l’auspicio è che si possano trovare alleati su questo sentiero.

Oggi abbiamo bisogno di più speranze e non di più paure. Anche nel fare politica vanno avviati processi che, col tempo, possano rendere migliori le persone, la società, la democrazia.

Bruno Vitali

Coordinatore Democrazia Solidale-Demos Liguria