La solitudine del Pd e una nuova proposta politica
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20 Giugno 2019
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di Paolo Ciani
I risultati delle elezioni europee e amministrative hanno aperto una nuova riflessione sul “campo” del centrosinistra. La vittoria della Lega, l’avanzata di FdI, la resistenza di FI, ha rafforzato al di là delle apparenti liti e distinguo le dimensioni della destra italiana.
Basta guardare alle ultime elezioni regionali e comunali per vedere come questo blocco quasi sempre vada unito e spesso vinca.
Il M5S, nonostante i tormenti da governo, le profonde differenze interne che emergono vieppiù, conferma una sua forza.
E l’altro campo? Quello di centrosinistra? Sicuramente il Pd ha “tenuto”, migliorando la percentuale delle elezioni politiche, pur arretrando notevolmente nel numero di eletti in Europa e perdendo alcune città storicamente di sinistra.
Certo le nuove (o meglio rinnovate) polemiche interne, hanno immediatamente ridato all’opinione pubblica l’immagine di un partito logoro, incapace di rinnovarsi e di riannodare un rapporto vero con le persone (cosa che personalmente mi auguro comunque possa avvenire).
Alcuni analisti e commentatori hanno iniziato a raccontare una crisi del centrosinistra con categorie - a mio avviso - vecchie: si parla di “praterie al centro”, di moderati, di riesumare modelli novecenteschi. Non credo che il problema sia ripetere stancamente schemi del passato, magari riproponendo “dall’alto” o “in vitro”, soggetti politici ormai falliti.
Altri commentatori, da ultimo Antonio Polito, hanno parlato di “solitudine del Pd”, sottolineando - a mio avviso in maniera più corrispondente alla realtà - che mancherebbe in questo campo l’apporto di tre culture: quella cattolico-solidaristica, quella ambientalista e quella liberale.
Visto che milito nel centrosinistra - anche se sono un “nuovo” della politica (eletto nel 2018) – e ho 35 anni di militanza nel “solidarismo cattolico”, mi sento molto interpellato dalla riflessione.
Sono stato eletto alla Regine Lazio quel 4 marzo 2018, giorno di débâcle del “centrosinistra” in tutta Italia, in una lista - Centro Solidale - alleata del Pd, che insieme ad altri fattori ha fatto sì che il Lazio rimanesse a guida Zingaretti.
Dopo quella elezione, con altri, abbiamo promosso un partito che si chiama Democrazia Solidale - Demos, che proprio nel “solidarismo cattolico” e nell’ambientalismo (declinato nell’ottica della Laudato si’ di Papa Francesco, più che nel vecchio modello dei verdi italiani) ha le basi ideali e programmatiche.
In questi pochi mesi, oltre alla mia elezione, abbiamo costruito gruppi in varie regioni e città d’Italia. A febbraio ha aderito al nostro movimento Pietro Bartolo, il “medico di Lampedusa”. Con lui abbiamo pensato alla candidatura alle Europee: Demos non avrebbe fatto in tempo a creare una lista che potesse arrivare al 4% e così abbiamo deciso che Pietro potesse (insieme ad altri 3 candidati) essere il nostro contributo alla “lista larga” del Pd-Siamo Europei.
La sua candidatura nei collegi delle Isole e dell’Italia Centrale ha portato alla lista oltre 250mila preferenze: Bartolo è risultato primo nelle isole e secondo nel centro (con un exploit a Roma dove è risultato largamente primo), pur confrontandosi con politici noti e rodati.
Contemporaneamente abbiamo fatto una lista che ha concorso alle regionali in Piemonte alleata a Chiamparino (1,26 % con oltre 24mila voti) e abbiamo fatto liste Demos in vari Comuni al voto oltre a eleggere consiglieri in liste civiche nei comuni con meno di 15mila abitanti.
A Prato, Monterotondo e Cassino (dove abbiamo preso oltre il 4%) siamo stati decisivi per le vittorie del centrosinistra. A Potenza e Corato, pur perdendo, abbiamo eletto consiglieri. Questa nostra presenza fa essere oggi meno solo il PD? Vedremo.
Ma è evidente che vanno fatte alcune considerazioni: se non sono costruite “in vitro”, le cose vere (e tra queste evidentemente le esperienze politiche), necessitano di grande fatica, investimenti, tempo e attenzione.
Abbiamo verificato che tanti nostri concittadini non si ritrovano più in proposte politiche (e quindi partiti) che non riflettono più le loro idealità e valori: questo è uno dei principali motivi della grande volatilità del voto.
Perché Pietro Bartolo ha avuto tanto successo alle Europee? Perché tanti in lui hanno visto con chiarezza il testimone della lotta tra bene e male, tra vita e morte. Questa vuole essere una proposta esplicita di Democrazia Solidale: testimoni credibili che con la loro vita rappresentino “plasticamente” gli ideali, i valori, la visione della società e del mondo. Non “il Partito di” questo o di quello.
I piccoli successi di Demos sono dovuti a dei “piccoli Bartolo” che si sono messi in gioco in prima persona nell’agone che appare più scomodo e da evitare per le “persone per bene”, quello politico.
Senza alcun paracadute, senza alcuna sponsorizzazione, con il rischio di fare una figuraccia o peggio danneggiare sé stessi e le esperienze virtuose e stimate di provenienza. E come loro altri in giro per l’Italia che ancora non si sono misurati col voto, ma che condividono l’idea che è il tempo di muoversi.
Non un partito confessionale, ma un partito con idealità e valori chiari: fraternità, uguaglianza, coesione sociale, pace, salvaguardia del creato, cittadinanza, solidarietà generazionale, tutela dei diritti (collettivi e non solo individuali), sostegno alla famiglia e alla natalità.
Siamo convinti che in tanti, tantissimi, non trovano negli attuali partiti la risposta alla loro idea di città, di società, di politica… di felicità!
Tante persone sono stanche, demotivate, arrabbiate, tristi. Tantissime sono sole. È necessario ridare speranza a tanti. Forse ci basterebbe il 50% dell’attenzione mediatica che si concede a Casapound (che abbiamo surclassato elettoralmente ovunque ci siamo presentati) per farci conoscere rapidamente all’intero Paese.
Noi comunque andiamo avanti, con umiltà e determinazione. Perché vogliamo ancora costruire una società e un mondo migliore.