M. Giro: “Il divorzio democrazia – mercato è compiuto”


Articolo scritto il

14 Luglio 2020


Categoria dell'articolo:

RASSEGNA STAMPA


Questo articolo contiene i seguenti tag:

Su HuffingtonPost

Il Covid ha mandato in crisi totale l’ideale liberal-democratico dell’economia di mercato, già in fase di debolezza da tempo. Di fatti la globalizzazione del mercato è talmente fragile che basta un minimo collo di bottiglia per fermarla e causare gravi danni all’economia reale e finanziaria. Oggi liberali e liberisti stanno disperatamente cercando una soluzione ma il divorzio democrazia-mercato è ormai compiuto.

Mentre le autocrazie usano gli strumenti della globalizzazione economica ma anche mantengono (contro ogni regola) quelli dell’economia di Stato che permette loro una maggior resilienza (e magari quelli semischiavistici di tipo arcaico), noi occidentali ci siamo interamente affidati al “mercato” che -come si vede- è fallace e irrequieto: appena tira brutta aria si ritira e scappa. L’aver fatto entrare la Cina nell’OMC è stato un errore che ha distrutto l’OMC stesso e con lui tutto il sistema multilaterale: le regole non valgono più se non per i più deboli.

Da ciò si desumono i grandi mali dell’economia di mercato attuale: essa non difende la liberal-democrazia che pure l’ha generata, non protegge il lavoro (né tanto meno i lavoratori) e si vende al miglior acquirente o al più forte. Infatti l’attuale economia di mercato vive di paure: ha paura della forza e appena incontra un autocrate si piega mentre dalle democrazie cerca di trarre guadagno a tutti i costi.

Così –per esempio- le grandi aziende di tecnologia avanzata si piegano davanti a ogni richiesta di Pechino o Mosca (si autocensurano) ma litigano a morte e strepitano con i nostri governi democratici per non pagare le tasse. Oppure: le grandi aziende transnazionali accettano regolazioni dalle autocrazie che rifiutano da noi; si comportano in Occidente come non oserebbero mai fare nei paesi autoritari e così via. Un adattamento che assomiglia a un “vendersi”, ovviamente celandolo.

Di conseguenza i sovranisti nostrani hanno buon gioco a dire che questa economia di mercato non è “patriottica”. Peccato che è ormai troppo tardi per dirlo: qualunque fase “patriottica” dell’Occidente ora avverrebbe fuori tempo massimo e sarebbe inutile perché siamo divisi e non abbiamo la dimensione adatta per contrastare le autocrazie. Provocherebbe solo maggiori tensioni e guerra.

Se nemmeno gli Usa ce la fanno… cosa possono fare l’Ungheria, la Polonia o l’Italia da sole? Prima va ricostruito l’Occidente su valori solidi. La domanda quindi non è se uscire dall’Euro ma se entrare nel Dollaro: con una “monetina” nazionale non si va da nessuna parte. Resta da decidere se l’Europa vuole negoziare un suo ruolo proprio o adattarsi agli Stati Uniti, l’ultimo alleato democratico che ci resta.

La prima vera domanda è quindi: come ricostruire l’Occidente che ha perso il controllo del sistema che ha creato? L’ha perduto perché è stato ipocrita: voleva imporre a tutti delle regole che lui stesso non seguiva. E così gli altri (le autocrazie che ora comandano il mondo) l’hanno intrappolato al suo stesso gioco: hanno fatto finta di seguire le regole ma hanno continuato a usare il vecchio sistema del potere sovrano, comprese minacce e armi. Descrive meglio la situazione odierna la fase a cavallo della Prima guerra mondiale che non della seconda. Sappiamo che da lì nasce il “suicidio europeo”. Ora cerchiamo di evitare almeno il “suicidio occidentale”.

Serve dunque un’economia sensibile non tanto alla gestione dello Stato ma ai valori della democrazia. Qui non c’è da discutere “stato vs mercato” ma “democrazia vs mercato”. Altrimenti il mercato si trasformerà in uno strumento di tirannia totalitaria.

Un’economia sensibile alla democrazia significa un’economia che non si pieghi all’idea della sostenibilità finanziaria ed economica a tutti i costi. Il perché è semplice: le regole che il mercato si dà sono talmente labili e cangianti che ciò che viene considerato “sostenibile” oggi non lo sarà più domattina. Quindi non ci si può fidare della “sincerità” del mercato: esso funziona per fedeltà successive (e adattamenti successivi) e quindi non è affidabile nel medio e lungo termine.

Basta studiare la storia delle crisi finanziarie: FMI, fondi di investimento, fondi sovrani e gli altri attori finanziari globali hanno continuamente cambiato linea e posizione. Un altro esempio: l’FMI che una volta regnava sulle crisi oggi non conta quasi più nulla…

C’è poi un’altra spiegazione: la crisi del Covid ci rammenta che non possiamo delegare la produzione dei sistemi di protezione (sanitaria e non solo) all’Asia perché in Asia c’è la Cina che (padrona di tutto e fabbrica del mondo) potrebbe un giorno ricattarci. Questo vale nei confronti di ogni altra potenza autoritaria non occidentale. Un Occidente forte è un Occidente che sa condividere al suo interno, che non si fa la guerra dentro e che fuori da sé rimane democratico: non ha due facce né usa due pesi e due misure.

Duole dirlo ma a questo punto la mentalità anglosassone di “democrazia per me ma non per gli altri” non funziona più, anzi ha prodotto il mostro attuale. “Right or wrong, my country” non va più bene: dobbiamo imporre regole di mercato che siano giuste per tutti, democratiche per tutti, viabili per tutti. La sola ferita ecologico-ambientale ne è la dimostrazione più lampante: le nostre imprese non possono in alcun modo e in alcun caso non tenerne conto ovunque.

Come al solito nella vita: se vuoi che tutto cambi inizia da te stesso. Se l’Occidente vuole sopravvivere e crede realmente nella democrazia, dobbiamo iniziare dalle nostre imprese e dal nostro sistema finanziario: nessuna tolleranza per chi sgarra, nessuna competizione falsata o suicida tra di noi. Altrimenti non saremo migliori delle autocrazie.

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici nostri e di terze parti. Se vuoi saperne di più o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca su Informativa sulla tutela dei dati personali. Cliccando in un punto qualsiasi dello schermo, effettuando un’azione di scroll o chiudendo questo banner, invece, presti il consenso all’uso di tutti i cookie. Informativa sulla tutela dei dati personali.