Mario Giro: nuova maggioranza, ripartire dalla società
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23 Agosto 2019
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Questo clima in realtà non corrisponde sempre a fatti concreti ma piuttosto all’aria che abbiamo respirato negli anni recenti. Quest’aria è inquinata da troppa campagna elettorale, troppi slogan vuoti e contrapposti, troppe polemiche e troppe urla. Direi da troppo odio. È il frutto della politica sovranista che ci ha portati tutti lontano dalle nostre tradizioni politiche. Il sovranismo ha iniziato dividendo la società tra i “nostri e i loro”; “italiani e anti-italiani”; “buoni e cattivi”; “buonisti e cattivisti”, tra veri e falsi italiani ecc. L’avversario è stato dipinto come nemico, anzi come “non-Italiano” e traditore della patria.
In poche parole: il clima inquinato del sovranismo di questi anni ha intaccato il riconoscersi parte della stessa nazione, dello stesso popolo. Si sono utilizzate tanto le parole “nazione”, “popolo”, “paese” e “sovranità” ma paradossalmente non per unire. Si sono costretti gli italiani a percepire “due popoli”, “due nazioni” e così via. La politica sovranista ha tentato di spezzare il Paese, di dividere il popolo, di frantumare la società, non di unirlo.
Il compito a cui si accingono Pd e M5S è quindi complesso e difficile. Andrea Riccardi oggi disegna su La Stampa un percorso: buona politica, ricostruzione del tessuto comunitario, integrare un mondo di soli. È la base su cui ricostruire non solo la politica ma il Paese stesso. La solitudine e la liquidità della società la crisi delle reti, la disintermediazione ci lascia una società di soli, di individui abbandonati a sé stessi, alle pulsioni e rabbie di un momento, alla ricerca del nemico.
È tale società che la nuova maggioranza ha davanti agli occhi: non solo una pur difficile questione di mediazione tra programmi di partiti. È a questa società che deve rivolgersi, immergendosi in tale confusione cercando di dare rassicurazione, di offrire mediazione, di riconnettere un tessuto lacerato. I temi dell’economia sono importanti ma il tema della società in quanto tale é ancor più importante.
Ci vuole una vera e propria politica (come si dice in gergo) della coesione, che significa anche umana, territoriale e urbana. Il lavoro che sta davanti a una possibile nuova maggioranza e a un nuovo governo (se nascono) si dovrebbe rivolgere soprattutto a questo obiettivo urgente. Gli italiani hanno bisogno di riscoprirsi membri di una sola nazione o paese, parte di un solo popolo, parte di un continente in difficoltà nella globalizzazione. Hanno bisogno di riscoprire quei valori di solidarietà che soli permettono di non contrapporre i problemi e le urgenze (del tipo italiani contro stranieri, città contro campagne, centri contro periferie, grandi comuni contro piccoli, penultimi contro ultimi ecc).
La contrapposizione è sterile perché moltiplica le fratture all’infinito. La solidarietà è unitiva. C’è bisogno di un “grande discorso” solidale da fare agli italiani, non buonista né cattivista, ma costruttivo e di responsabilità. Occorre spiegare che i problemi si risolvono assieme; che contrapporli fa restare solo fermi. Non c’è contraddizione nel risolvere, ad esempio, i problemi dei terremotati assieme a quelli degli extracomunitari o dei precari, o dei deliveroo...
Si possono e si devono affrontare insieme con la buona politica, il buon governo.
Perché
i giovani sono sempre più preoccupati per i temi dell’ambiente? Perché
si tratta di un tema unitivo, che riguarda tutti, che non divide ma in
prospettiva unisce, addirittura a livello globale. Allo stesso modo
vanno affrontati tutti gli altri temi.
Riconoscersi parte della stessa sfida che è dentro la società, è dunque l’unico modo per uscire dal clima inquinato dell’odio e della contrapposizione che ha già fatto troppo male all’Italia.
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