Mario Giro torna ad affrontare le conseguenze economiche della pandemia sui Paesi africani. Senza dimenticare un fattore determinante che col Covid-19 non ha nulla a che fare


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6 Maggio 2020


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Mario Giro su Nuove Radici.World

Un effetto immediato e negativo del Coronavirus sull’Africa – e in genere sul sud del mondo – è il drastico calo delle rimesse causato dal lockdown occidentale. Com’è noto, nei Paesi sviluppati gli stranieri immigrati sono i primi a perdere il lavoro. Anche quando ciò non avviene, hanno molta più difficoltà a mandare i soldi a casa, sia perché guadagnano meno (o nulla) sia perché sono pochi i Money Transfer rimasti aperti. Tra l’altro, questi ultimi, malgrado la crisi, non hanno diminuito i costi di invio, rimasti alti (tra il 7 e il 10% del totale, ma per trasferimenti interni al continente possono giungere al 20%).

L’anno scorso le rimesse globali dal nord verso il sud del mondo sono state di quasi 560 miliardi di dollari, dei quali quasi 50 verso l’Africa sub-sahariana: cifre consistenti che rappresentano molto di più dell’aiuto pubblico allo sviluppo (anche quattro volte tanto). Quest’anno la Banca Mondiale prevede una diminuzione del 20% in media, che in Africa salirà al 23% (in Europa centrale e orientale addirittura al 27%).

Per molti Stati in via di sviluppo le rimesse sono spesso superiori agli investimenti stranieri diretti. La loro diminuzione sta causando un’onda di shock economico che si riverbera verso sud, con gravi conseguenze sociali. Alcuni Stati molto poveri contano sulle rimesse fino ad un terzo del proprio PIL, come la Somalia o il Sud Sudan. Tuttavia anche Stati più solidi, come la Nigeria o l’Egitto, soffriranno per la decurtazione delle risorse inviate a casa dai propri cittadini emigrati e lo shock finanziario potrà essere molto forte.

A titolo comparativo occorre rammentare che la crisi finanziaria 2008 non aveva danneggiato le economie africane, che anzi avevano continuato a crescere (salvo che nei Paesi colpiti da conflitto), mentre le rimesse degli emigrati erano leggermente scese di circa l’1% nel 2009 per poi rialzarsi fino a superare gli investimenti diretti esteri nel 2019. Al contrario, l’epidemia di ebola del 2014-16 aveva provocato nei Paesi coinvolti del continente (Guinea, Liberia e Sierra leone) una diminuzione del Pil di circa l’8% in media.

Un fattore che non dipende dalla pandemia

La cosa che più colpisce è che l’Africa rimane saldamente il continente dove è più costoso trasferire risorse via Money Transfer e, paradossalmente, lo è ancora di più se si tratta di trasferimenti interni, come ad esempio dal Sud Africa ai Paesi limitrofi.

Le istituzioni finanziarie globali, così come le agenzie internazionali del settore, attribuiscono tale situazione al gap tecnologico del continente e all’assenza in molti Paesi della possibilità di utilizzare allo scopo gli smartphone. Tuttavia i costi non paiono diminuire sensibilmente negli Stati ove ciò è possibile, come in Kenya.

Manca un vero negoziato tra Paesi africani mediante l’Unione Africana con i più grandi Money Transfer mondiali per ottenere un trattamento di miglior favore. Le rimesse degli emigrati per l’Africa rappresentano uno dei grandi volani dello sviluppo: favorirle aiuta lo sviluppo e contiene l’immigrazione.

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