Meglio il nostro Stato che sussidia
Articolo scritto il
17 Maggio 2020
Categoria dell'articolo:
Questo articolo contiene i seguenti tag:
Mario Giro su HuffingtonPost
Analizziamo la risposta dell’Italia -come Stato e istituzioni- davanti alla crisi Covid. La storia ci serve a capire un po’ meglio i fenomeni che stiamo vivendo, anche se non deve ingessarci o paralizzarci: non siamo costretti a rifare gli stessi errori né a compierne di nuovi. Inoltre per provare a dare un giudizio occorre fare paragoni con altri, senza esagerare.
Si dice che la nostra reazione istituzionale è stata conservativa, iper-prudenziale e basata sui sussidi. Ora il tema sinteticamente è: troppa prudenza e troppi sussidi. Rischiamo (questa è la vera ossessione italiana) di ripartire per ultimi.
Sulla prudenza è tutto da vedere: un reale giudizio sarà dato dopo l’autunno prossimo e vedremo se ci sarà la seconda ondata e come sarà. Ma mettiamo che non accada nulla e che tutto prosegua per il meglio. Si dirà che siamo stati un po’ troppo conservativi. Vero. Domanda: chi si prendeva la responsabilità di fare diversamente? Confronto: gli altri ci hanno preso in giro (vedi portavoce governo francese o TV inglese) e poi hanno ricopiato punto per punto ciò che abbiamo fatto. Non credete ai soliti esterofili provinciali nostrani: leggo i quotidiani europei tutti i giorni e vi posso assicurare che ci hanno ricopiato e lo stanno ancora facendo, giorno per giorno …con in media due settimane di ritardo, certo ogni paese con il suo stile.
Sui sussidi: in Italia con le norme che ci siamo dati nei vari decreti, non si può licenziare né sfrattare finché non sarà dichiarata finita l’emergenza. Non in tutta Europa è così: infatti si licenzia già e si sfratta già. Certamente da noi moltissimi finiscono in CIG…e poi c’è il sommerso…ma l’obiettivo del governo è di “spalmare” le conseguenze choc della crisi su più anni, come è stato fatto per la crisi del 2008 da governi di destra e sinistra. Così abbiamo riassorbito quella crisi con meno sofferenze. Siamo un paese che non ama gli choc: facciamo lentamente e la lentezza è una strategia (lentezza da non confondere con burocrazia: la CIG in Deroga è stata un errore che ci devono ancora spiegare…).
Siamo troppo assistenzialisti? Certamente Si. E’ un male? Ha molti risvolti negativi. Va nel senso del vittimismo italiano (per la crisi qui hanno protestato pure i privilegiatissimi notai…figuratevi un po’) e del nostro corporativismo? Si, non c’è dubbio. E allora andrebbe fatto diversamente? No. Meglio di no.
Meglio uno Stato “mammone” che uno Stato cattivo. E qui ci aiuta la storia. Lo Stato liberale italiano, prima del fascismo, è stato uno dei più duri e diseguali stati liberali dell’epoca, fondato sul privilegio e per niente sullo stato di diritto. Era un finto liberalismo dei privilegi che non aveva voluto cambiare la società italiana pre-liberale e i suoi benefici con notabili ecc. Fu un liberalismo iper classista. Si era adattato alle élite e sapeva solo sparare a cannonate su contadini e operai. Infatti produsse il socialismo più massimalista d’Europa e appena ebbe davvero paura, si buttò mani e piedi nelle braccia dei fascisti. Insomma: lo Stato italiano liberale unitario fu uno Stato violento, più violento degli altri Stati liberali europei, meno democratico e alla fine gettò la maschera e si fece dittatura fascista.
Alla liberazione (evviva il 25 aprile!) i cattolici (tanto disprezzati dai liberali) ci diedero (col consenso forzato dei comunisti) uno Stato molto diverso: Stato “mamma”, debole, favorevole al sussidio, confusionario ma pronto allo scambio coi cittadini, che chiude un occhio, che quando funziona crea l’INA casa, quando non funziona almeno ti regala pensioni d’invalidità con manica larga... Come credete che si sia formato il debito pubblico altrimenti? Questo Stato, più o meno, ce lo stiamo trascinando così da quegli anni, malgrado tutti gli strilli… . Tutto ciò ha i suoi difetti, ovvio. Ce li raccontiamo ogni giorno. Si può fare meglio, ovvio. Ma non credete ai finti soloni che si strappano le vesti da anni, che vorrebbero più serietà e chiedono più rigore. Gli italiani intuiscono cosa significherebbe.
Ciò vale anche nei confronti delle imprese. Guardate il mercato italiano: favorisce solo e sempre alcuni. Non c’è vera competizione in Italia. Sento dire da Confindustria: lo Stato dovrebbe dare i soldi alle imprese e non ai lavoratori! A che titolo? In base a quale diritto? Nessuna ipocrisia per favore: Confindustria non ha mai fatto nulla per salvare le PMI italiane, si occupa sempre e solo degli stessi, quando ci riesce…. Sussidiare le persone, i lavoratori e le PMI oggi invece ci serve eccome.
Quindi in conclusione: meglio uno Stato che sussidia piuttosto che uno Stato duro, privatizzante, che ti vuole “educare” buttandoti per strada o che fa mercato (letale) delle vite degli anziani in istituto. Già c’è troppa gente per strada…e troppi anziani sono morti in istituto. Lo sappia anche la “sinistra blairiana” cioè social-liberale: sinistra è sempre partire dagli ultimi. L’ha capito anche la destra populista e ancora non lo capite voi?
Direte: ma così scarichi ilo debito sui nipoti. Perché voi che fareste di meglio? Scarichereste sui più deboli oggi? Sarebbe più morale? Più giusto? Con le dovute correzioni (per es. che i soldi arrivino presto e a tutti, anche agli invisibili e alle piccolissime imprese) teniamoci stretto uno Stato così, che non ce l’ha nessuno.
Proprio non sopporto chi da credito di morale ed efficienza al “mercato”, quando quest’ultimo ha sulla coscienza ogni giorno in maniera evidente gli effetti (locali e globali) del suo fallimento nel creare e distribuire ricchezza.