Monterotondo | Famiglie sotto sfratto, sinistra divisa sull’acquisto delle case Monterotondo
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6 Febbraio 2024
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Trombetti (Pd) e Ciani (Demos) premono per un investimento da parte del Campidoglio. Zevi e il suo staff non hanno intenzione di spendere fondi dedicati invece ad aumentare il patrimonio Erp all'interno del territorio comunale.
Non sembra avviarsi verso una soluzione felice il caso degli alloggi di via Salaria 142/170 a Monterotondo. Gli inquilini sotto sfratto attendono di conoscere il loro destino, dopo il fallimento della società proprietaria delle palazzine dove il Comune di Roma aveva trasferito decine di famiglie a fine anni '70, poiché residenti nell'area dove stava per essere costruita la Tangenziale Est. Sullo sfondo c'è uno scontro politico tra una parte della maggioranza in Campidoglio e l'assessorato al patrimonio di Tobia Zevi, che complica lo scenario.
L'istituto delle vendite giudiziarie (IVG) ha avviato da tempo l'iter per il rilascio degli alloggi, dopo che l'opposizione da parte degli inquilini supportati da Asia-USB ha portato alla sospensione dell'asta per la vendita. Ad oggi tre alloggi sono stati già aggiudicati prima dell'estate 2023, mentre per gli altri chi ci vive sta cercando una soluzione. La richiesta delle famiglie, soprattutto quelle composte da persone più anziane e senza risorse sufficienti, è quella che intervenga Roma Capitale con un investimento economico, così da poter restare da affittuari oppure poter negoziare un riscatto a condizioni agevolate.
Ma più volte l'assessore Tobia Zevi e il suo capo staff Carlo Mazzei hanno ribadito che il Campidoglio non ha questa intenzione. Anche in una riunione con gli abitanti del 22 gennaio, secondo quanto raccolto da RomaToday, gli uffici di piazza Giovanni da Verrazzano hanno sottolineato che l'unico modo tramite il quale il Comune interverrà sarà supportando nella ricerca dei mutui le famiglie con maggiori risorse e assegnando una casa popolare agli aventi diritto. Casa che sarebbe lontana da dove hanno vissuto per oltre quarant'anni. "Il dipartimento patrimonio ci ha detto che l'ipotesi più remota è quella di acquisire alcune unità immobiliari - riporta uno degli inquilini presenti all'incontro - ma solo dopo che la maggior parte delle situazioni si sarà risolta naturalmente, tra riscatti da parte degli abitanti, assegnazioni Erp e trasferimenti autonomi altrove. Dinamica che già si sta verificando tra l'altro". Insomma, sembra che dalle parti di Garbatella la strategia sia quella di far passare il tempo, veder ridurre sensibilmente i casi critici e valutare un intervento solo a quel punto.
Strategia non condivisa da una parte della maggioranza che governa in Campidoglio. D'altronde in quelle palazzine, dove anche la manutenzione ordinaria negli anni ha lasciato molto a desiderare, le famiglie oggi sotto sfratto sono state messe proprio dal Comune. Che per oltre quarant'anni ha pagato l'affitto alla proprietà degli immobili, poi fallita. "Bisogna sanare un lunghissimo periodo di mala amministrazione - sostiene Paolo Ciani, deputato e consigliere capitolino in quota Demos - e anche se Zevi ha deciso, giustamente dal suo punto di vista, di non spendere più soldi per alloggi Erp fuori Comune, ora gli si chiede di farlo per sanare la posizione di decine di famiglie che altrimenti verrebbero sparpagliate in giro per Roma, lontano da casa. Tuteliamo almeno i nuclei che necessitano di un intervento, poi per gli altri si veda in base ai singoli casi. Ci sarà una riunione di maggioranza questa settimana e poi capiremo meglio quali sono le posizioni, anche di altri capigruppo, perché a parte un incontro prima di Natale con sindacati e inquilini, dopo non ci sono state altre occasioni per confrontarci tutti insieme. Il mio emendamento al bilancio che chiedeva l'acquisto degli alloggi è stato approvato da tutti, ma dopo non ci sono state altre espressioni pubbliche sul tema".
Tra le altre cose, insieme a Ciani anche il dem Yuri Trombetti (presidente della commissione patrimonio) sta lavorando a una proposta di delibera che va nella direzione opposta rispetto alle intenzioni di Zevi. Un atto che, se trovasse appoggio anche da parte delle altre forze di centrosinistra, significherebbe uno "schiaffo" all'assessore e al suo entourage. Un modo forte e chiaro per dirgli che sta sbagliando, almeno su Monterotondo.
Da Roma Today