Qds.it | Nel caos di Lampedusa c’è la fine dell’umanità, in fumo le vane promesse dell’Ue
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16 Settembre 2023
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Quella tra mercoledì e giovedì, a Lampedusa, è stata la prima notte senza sbarchi. Una brevissima boccata d’ossigeno per l’isola, porta d’ingresso dell’Italia e dell’Europa, sottoposta a un flusso di migranti come non si vedeva da tempo.
Stare dietro ai numeri, che si aggiornano di ora in ora, è diventato ormai quasi impossibile. A far comprendere la drammaticità della situazione bastano le immagini che provengono dall’hotspot di contrada Imbracola: immagini di disperati accalcati l’uno sull’altro, di bambini che si abbracciano ai genitori o che cercano conforto tra gli sguardi di persone mai viste fino a qualche ora prima. Il centro, come riferito dalla Croce rossa, che lo gestisce dallo scorso luglio, è arrivato a contenere, nelle scorse ore, fino a seimila persone a fronte di una capienza massima di circa quattrocento.
“Da ieri le persone sono in continuo trasferimento – ha spiegato Francesca Basile, responsabile Migrazioni della Cri – ma la situazione rimane complessa. Gradualmente stiamo cercando di tornare alla normalità e a fronte di una situazione critica abbiamo comunque continuato a distribuire brandine alle persone per non farle dormire all’addiaccio e abbiamo fornito a tutti il cibo e ciò di cui hanno necessità, compatibilmente con la situazione”.
Un quadro di difficile gestione, come dimostrano anche i tentativi di fuga dall’hotspot che ci sono stati nei giorni scorsi e che hanno visto dei ragazzi fuggire dalla struttura. Un fatto che, fortunatamente, non ha creato disordini nell’isola, ma che evidenzia come la vita di tanti lampedusani venga inevitabilmente toccata dal fenomeno migratorio. Anche per questo il Consiglio comunale ha dichiarato lo stato d’emergenza, mentre il sindaco Filippo Mannino continua a chiedere risposte al Governo nazionale e all’Ue.
Gli sbarchi record e il flusso ininterrotto di migranti potrebbero essere soltanto la punta dell’iceberg per il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, secondo il quale la situazione può “perfino peggiorare” nei prossimi mesi. “Come hanno detto giustamente – ha sottolineato Tajani in un’intervista al Corriere della Sera – sia la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola che la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, l’Italia deve essere aiutata a livello continentale. Non possiamo essere lasciati soli. Non basta nemmeno la sola Europa per affrontare un problema così enorme, che interessa non soltanto l’intera Africa ma anche l’afflusso dalla rotta balcanica. Per questo abbiamo coinvolto le Nazioni Unite, il G20, abbiamo lavorato a una grande conferenza internazionale che deve essere l’avvio di un vero processo di stabilizzazione del Sahel”.
“Noi facciamo tutto quello che è umanamente possibile – ha aggiunto Tajani – i ministeri della Difesa, dell’Interno, il mio, sono al servizio e al lavoro per affrontare l’emergenza. Ma l’instabilità della regione sub-sahariana, per la quale servirebbe una grande mobilitazione internazionale, è drammatica: da quei Paesi c’è una spinta verso il Nord del continente, in particolare verso la Tunisia, per sbarcare in Italia, e poi una volta qui raggiungere altri Paesi. Ma l’accoglienza dei migranti irregolari pesa tutta sulle nostre spalle. Sono costi enormi. Ho appena fatto convocare al ministero gli ambasciatori di Guinea e Costa d’Avorio, Paesi da cui partono centinaia di migranti irregolari per l’Italia, e ho chiesto che ci sia un criterio più rigido per frenare le partenze, per accettare i rimpatri. Per evitare che queste persone affamate e disperate arrivino in Tunisia e salpino poi verso le nostre coste. Sono in continuo contatto con i miei omologhi di Algeria e Tunisia, che assicurano collaborazione, ma anche loro da soli non ce la fanno”.
“Il piano Ue per la Tunisia – ha concluso Tajani – lo affronteremo già a New York. Lunedì ci incontreremo noi ministri degli Esteri europei e discuteremo di come le istituzioni continentali devono collaborare unite, insieme, per attuare e implementare immediatamente il piano per la Tunisia. Francia e Germania hanno un problema di immigrazione secondaria, noi di quella primaria, che necessita aiuti immediati e accoglienza. Sono gli stessi migranti che non vogliono restare qui ma andare appunto in Germania, a volte in Francia, o in Finlandia. Noi agiamo in due direzioni: siamo per la linea della fermezza, facciamo di tutto per fermare gli scafisti, sequestriamo le loro imbarcazioni, quando possiamo rimpatriamo i clandestini. E poi stiamo aumentando le quote per accogliere immigrati regolari, che sono altra cosa dagli irregolari. Sull’accoglienza cerchiamo di distribuire i migranti in maniera equa, perché la popolazione possa assorbire l’impatto. Ma il problema è a monte. Senza un vero piano per l’Africa, non se ne esce”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il collega di Governo Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, che a Sky Tg 24 ha sottolineato come “un intervento con la Ue potrebbe contribuire ad affrontare la situazione fin dall’inizio, cioè dalle sponde da cui partono i migranti. Prima partivano le navi, i pescherecci e altre imbarcazioni con centinaia di migranti, ora partono i barchini dove a bordo non ci sono gli scafisti: questi trafficanti di morte ora istruiscono uno a bordo per andare dalla Tunisia a Lampedusa e sono anche 80, 90, cento barchini che giungono in poche ore”. Per Urso la questione migranti “va affrontata in maniera diversa” e “l’Italia non può essere lasciata sola”.
Sola come si stente in questi giorni la comunità lampedusana. Lo si evince anche dalle parole, amare, del sindaco Filippo Mannino: “La priorità e l’urgenza adesso sono trasferire immediatamente queste persone e dare aiuto e soccorso a chi arriva, ma Lampedusa è arrivata a un punto di non ritorno. Un intervento strutturale del Governo non è più rinviabile. Servono navi in rada che garantiscano trasferimenti immediati. I lampedusani hanno sempre accolto tutti a braccia aperte, in queste ore si sono prodigati in tutti i modi per dare aiuto e soccorso. Abbiamo fatto il possibile ma adesso non possiamo fare di più”.
“Ci troviamo di fronte – ha concluso il primo cittadino dell’isola – a un’Europa miope, a un rimpallo di responsabilità fra Stati che chiudono i confini. L’atteggiamento della Francia è vergognoso. Tutti parlano di coesione fra gli Stati e poi alla prima difficoltà si tirano indietro. Mi devono spiegare dov’è l’Unione europea… di unito ci sono rimaste solo le stelline sulla bandiera”.
ROMA – Componente del Parlamento europeo e medico lampedusano impegnato per anni nella gestione dell’emergenza migranti. In pochi hanno una visione d’insieme del fenomeno migratorio come Pietro Bartolo, oggi rappresentante del Partito democratico: una visione che mette insieme la posizione del rappresentante istituzionale e di chi ha vissuto sulla propria pelle le drammatiche conseguenze del fenomeno migratorio. “Bisogna cambiare strategia – spiega – perché in trent’anni la situazione è peggiorata nonostante il Regolamento di Dublino, totalmente fallimentare”.
I migranti sono spesso stati etichettati come “merce”, come “carico residuale”, ma non bisogna mai dimenticare come siano principalmente persone che affrontano avversità indicibili per trovare un futuro migliore. In tanti non vorrebbero neppure partire, non vorrebbero lasciare la propria terra, ma sono costretti a causa della guerra, della fame e della miseria. Basti pensare ai bambini, che vogliono solamente sopravvivere e che purtroppo, come dimostrano anche i recenti episodi, spesso non ci riescono.
Per Bartolo, la situazione odierna, ha radici molto antiche: “Siamo andati noi a casa loro a usurparli di tutto. Il continente africano è il più ricco del mondo e noi ci siamo arricchiti sulle sue senza restituire nulla, neppure il minimo sindacale che sarebbe appunto accogliere i migranti. Abbiamo ricevuto in Italia cinque milioni di ucraini in un mese, concedendo loro, giustamente, lo stato di rifugiato. Ecco, questa è l’Europa che voglio, un’Europa aperta e non chiusa, non l’Europa che ha respinto anche coloro che ne avrebbero avuto diritto. E ricordo che ciò è illegale perché va contro la convezione di Ginevra. A causa del calo demografico che sta colpendo non soltanto l’Italia, ma tutto il continente, i migranti potrebbero essere una risorsa importante. Molte aziende stanno chiudendo anche per la mancanza di manodopera, quindi perché non accoglierli e farci aiutare e nell’aiutare loro noi”.
Il nostro mare – aggiunge Bartolo – è un cimitero. Dovremmo ribellarci. Non si tratta di destra o sinistra, si tratta di buonsenso, di umanità. Il problema sono i Governi, che parlano a vanvera da uno scranno senza aver mai visto nulla. Credetemi, gli occhi di quei bambini dicono tutto. Per prendere dei voti e stare al potere spesso si lucra su donne, uomini e bambini. Come dice Papa Francesco: cosa siamo diventati? Chi siamo per dire ‘tu non entri’? Non siamo i padroni del mondo. Se non abbiamo la possibilità di scegliere dove nascere dobbiamo avere almeno il diritto di scegliere dove vivere”.
Ciò che manca, come detto da più fronti, sono politiche comunitarie unitarie. E anche su questo punto il medico lampedusano ha le idee molto chiare: “L’accordo fatto con la Tunisia è qualcosa di immorale, un assegno in bianco a Saied. Un accordo fatto con un dittatore che non rispetta i diritti umani e lo stato di diritto, elementi fondamentali dell’Ue. Ha esautorato il Parlamento, la Magistratura, incarcerato i giornalisti, gli oppositori, ha attuato una ‘caccia al negro’, come l’ha definita, portandoli nel deserto a farli morire di stenti. Come fa la presidente von der Layen a fare questi accordi. Lo abbiamo già visto con Libia e Turchia, queste intese non funzionano, gli sbarchi non diminuiscono. Perché pagare un dittatore che viola tutti i diritti”.
“Non servono accordi – conclude – motovedette per bloccare i migranti, non serve rischiare violenze o stupri. Bisognerebbe soltanto fare approdare queste persone tramite dei canali regolari, per poi ridistribuirle. Il fenomeno migratorio va governato, non contrastato. So ciò che ho vissuto, conosco la situazione e continuerò a battermi per trovare soluzioni dignitose, affinché possa concludersi questa moria”.
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