Repubblica | Regionali Lazio, Luca Bergamo: “Troppo tatticismo mettiamoci a lavorare sui problemi reali”
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14 Febbraio 2023
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Intervista all'ex assessore alla Cultura della giunta Raggi: "Bisogna far uscire l’intenzione di portare avanti un piano comune"
Bergamo, il candidato della Destra sugli scudi e quelli del Centrosinistra e dei 5Stelle in rotta e divisi anche in una miriade di gruppi.
"Io non darei la colpa al frazionamento in gruppi" risponde l'ex assessore alla Cultura della Giunta Raggi e ora candidato per Demos, che si è fermato all'1,7% "Il fatto che ci sia un'area del Centrosinistra e un'area dei 5 Stelle che non si parlano, ma anzi si competono in un'elezione a turno unico è la ragione per cui poi si perdono le elezioni. Si perdono in modo annunciato, una cosa che demotiva gli elettori che potenzialmente avrebbero partecipato a una competizione vera, aperta".
È per questo che è crollata l'affluenza?
"È una delle ragioni dell'astensionismo, una politica che si propone come competizione tra gruppi della stessa parte. Demos si è costituito proprio per spingere ad una azione e a un dialogo comuni".
Insisto: le tante sigle non aumentano la confusione degli elettori?
"In un sistema in cui vai a votare con una legge fatta come è fatta, il problema non sta certo nel numero di partiti che sostengono un candidato. E tra l'altro Demos, che resta in campo, cerca invece di ricostruire un rapporto tra principi e comportamenti. Un qualcosa che non si costruisce certamente dalla mattina alla sera".
Si poteva evitare la sconfitta?
"Certo, se le persone che si siedono a un tavolo parlano in un modo costruttivo invece di radicalizzare la propria posizione per distinguerla da quella di chi è vicino e massimizzare il vantaggio della differenza. Parlare è sempre complicato ma bisogna far uscire l'intenzione di portare avanti un progetto comune".
Eppure in Regione il cosiddetto campo largo aveva governato per anni.
"Il motivo della sconfitta è quello di un tatticismo esasperato all'interno delle forze che avevano composto quell'alleanza che si sono lanciate divise in una competizione cercando di vincerla, ma in realtà per perderla. E l'hanno fatto specularmente con l'intenzione di dimostrare che ognuno era il più forte in una vocazione maggioritaria perversa. Bisogna mettere da parte il tatticismo e mettersi a lavorare insieme sui problemi".
Come si ricostruisce l'opposizione da queste macerie?
"Si fa con un lavoro di dialogo lento e certosino, non si fa mettendosi a confrontare le percentuali per presumere di avere la guida di non si sa cosa".
E l'elettore diserta le urne.
"Basta pensare che il candidato che ha vinto con il 50% elezioni in cui ha votato il 40% è l'espressione solo del 20 per cento dei cittadini. Ma l'astensionismo è anche dovuto al racconto che si fa della politica, un'eterna lotta tra correnti e interessi".
Non funziona anche così?
"Certo, ma per fortuna c'è anche dell'altro"
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