RomaToday intervista Ciani (Demos): parliamo di #CapitaleSociale
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20 Aprile 2021
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Una politica e una città che mettano al centro “la vita reale delle persone”: fra le candidature alle primarie del centrosinistra per Roma c’è anche Paolo Ciani, esponente di Demos – Democrazia Solidale e consigliere regionale del Lazio, vicepresidente della Commissione Sanità. Un dialogo a tutto campo con Roma Today per conoscere uno degli esponenti forse meno noti della corsa al Campidoglio: una vita nel volontariato cattolico e nel sociale, le fragilità alla base del suo programma, tanto da aver scelto come slogan#CapitaleSociale. Con molto da dire anche sulla coalizione e sulle primarie.
Consigliere Ciani, oggi, martedì 20 si riunisce il tavolo per le primarie del centrosinistra. Cosa si aspetta?
Mi aspetto che ricominceremo a discutere delle elezioni per Roma, del programma e delle primarie, della metodologia che vogliamo per scegliere il candidato sindaco. È positiva la ripresa di un tavolo che era sospeso da diversi mesi; con i colleghi della coalizione informalmente in questi mesi ci siamo certamente sentiti, ora mi auguro che ci daremo un piano di lavoro a scadenze certe.
Carlo Calenda ha comunicato che non farà parte della partita delle primarie. Le sembra un errore?
Sì, onestamente mi dispiace. Carlo Calenda e Azione erano partiti pensandosi come parte della coalizione di centrosinistra e così hanno partecipato ai primi tavoli. Lui stesso ha più volte fatto appello presentandosi come organico al fronte democratico, il fatto che ora dica “arrivederci, è finita” è sicuramente qualcosa di negativo.
Anche perché secondo gli ultimi sondaggi sarebbe uno dei nomi che garantirebbero la vittoria al fronte democratico.
A me pare che questi sondaggi siano fatti sul nulla. Mi sembra fuori luogo parlare di nomi su candidature che non esistono. Il percorso delle primarie serve appunto a far conoscere proposte, candidature, nomi e volti. Chi vuole partecipare, lì potrà dire la sua con spirito di apertura. Di sondaggi finora ne abbiamo visti molti, alcuni francamente anche ridicoli.
Lei si propone come interprete di un punto di vista di lunga storia e tradizione, quello del cattolicesimo sociale. La sua visione per Roma?
Intanto la mia presenza rappresenta un tema, per così dire, “coalizionale”: il centrosinistra non è solo il PD. C’è una coalizione, un campo più largo di quello strettamente relativo ai democratici. Dopodiché, sì, la mia storia parla di un impegno che viene dal mondo dell’associazionismo, del volontariato sociale, di quella proposta civica che però ha fatto una scelta politica; una forza positiva diffusa in molteplici forme in città e che può rappresentare un di più alle sole proposte di partito. “
Roma è una città ormai stretta fra vecchie e nuove fragilità. Quali i fronti più problematici?
Roma ha molte fragilità, alcune antiche, alcune dovute alla crisi pandemica. C’è un primo grande tema legato al mondo degli anziani, molti di essi vivono senza assistenza; spesso soffrono di solitudine e una grande sfida è quella di realizzare servizi che vadano verso queste fragilità e che ne intercettino i bisogni. Sappiamo che molti ricoveri impropri nei Pronto Soccorso sono frutti di questa mancanza di presa in carico, così, purtroppo, come molte morti in solitudine. C’è poi il grande tema della casa, con 35mila persone, circa, in difficoltà abitativa a Roma. E poi c’è il problema di chi ha perso il lavoro.
Esponenti del cattolicesimo sociale come Giorgio La Pira non avrebbero esitato ad appoggiare soluzioni radicali, sui temi della casa, fino a non escludere gli espropri.
Io penso serva un’agenzia dell’abitare che metta insieme tutti i soggetti coinvolti nel dossier casa, dai costruttori alle occupazioni. Se non mettiamo tutti gli attori seduti intorno a un tavolo le soluzioni non si trovano. Credo che anche per i costruttori sia un problema avere così tanti immobili vuoti. Roma è una città con tante case vuote e troppi senza casa. Bene, se uno ha 10 appartamenti di cui 3 venduti, io penso che gli altri 7 debbano poter entrare in un programma di affitto a canone calmierato. La città è poi piena di grandi patrimoni privati sostanzialmente abbandonati: da Fiumicino arrivando in città ci si imbatte nell’ex oleificio su via Isacco Newton che, da più di trent’anni, è un rudere a carico della cittadinanza. Penso che serva una norma che dica che se un privato abbandona un edificio per un certo periodo il pubblico può utilizzarlo per fini sociali e abitativi. Evidentemente lo stesso vale per i tanti edifici pubblici abbandonati.
Alcuni esponenti come Amedeo Ciaccheri a Roma Today hanno detto che per ora il quadro delle primarie appare “insufficiente”.
Sono stato tra i primi, già due anni fa, a cercare i responsabili del PD per iniziare a ragionare sulla candidatura a sindaco di Roma, cercando di individuare un nome unitario con il quale costruire un percorso comune. Non si è trovato e si è detto che la prospettiva sarebbe stata quella delle primarie e Ciaccheri, come me, era tra i più favorevoli. A questo punto direi che la “sufficienza” o meno del quadro dipenda da chi si mette in gioco, premesso che i nomi emersi sinora sono tutte persone di qualità.
Calenda, ma anche i Verdi, sostengono che in questo momento pandemico sarebbe problematico andare a primarie.
Sono il vicepresidente della commissione Sanità della Regione Lazio e le dico che la pandemia è un tema serio che non va strumentalizzato. Dal primo momento abbiamo affrontato una situazione inimmaginabile: DPI insufficienti, terapie intensive sature, tante morti e poi una complicata campagna vaccinale. Nonostante le chiusure abbiamo visto assembramenti ovunque, a breve ci saranno anche le riaperture di scuole e centri commerciali e il problema non sarà certo un popolo responsabile, come quello delle primarie, che si recherebbe, ne sono sicuro, ai gazebo rispettando le norme. Non prendiamoci in giro, se si vogliono far saltare le primarie lo si dica senza trovare scuse.
Lei sostiene senza riserve l’amministrazione di Nicola Zingaretti in Regione Lazio. Cosa pensa di portare da questa esperienza al Campidoglio?
In Regione abbiamo un bilancio di un’attività amministrativa molto seria e molto ben fatta, che ha visto soprattutto nella pandemia la sua espressione più chiara. Prima della fase Covid ci dicevano che la Lombardia era il modello, e abbiamo visto che sulla sanità quel modello è fallito. Su sicurezza e rifiuti sono stati esaltati altri modelli, di dubbia solidità. La prospettiva oggi è quella di portare a Roma un’arte del governare che ha funzionato alla Pisana, unita ad una mia specificità, quella di conoscere la vita vera delle persone che purtroppo una politica un po’ troppo autoreferenziale ha in parte dimenticato.
Secondo lei alla fine Nicola Zingaretti si candiderà alle primarie per Roma?
Lui ha sempre detto di no. Sinceramente io penso non lo farà.“