Vanity Fair | Lampedusa, Pietro Bartolo: «Il governo di Giorgia Meloni ha fallito completamente»


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16 Settembre 2023


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PIETRO BARTOLO, POLITICA NAZIONALE

Parla l'europarlamentare del Partito Democratico e medico Pietro Bartolo. «La campagna elettorale di Giorgia Meloni è stata smentita». L'intervista

uando parla di Lampedusa a Pietro Bartolo trema la voce. Soprattutto oggi che è distante dalla sua isola al collasso, dove nelle ultime 24 ore sono arrivati più di settemila migranti. Persone, come ripete a ogni parola. Pietro Bartolo è a Strasburgo, in quanto europarlamentare del Partito Democratico. È stato uno tra gli italiani più votati. «Lampedusa mi manca ogni giorno ma sono qui perché ho una responsabilità. Dare delle risposte concrete che solo la politica può dare».

La cronaca delle ultime ore da Lampedusa dice che il sindaco Filippo Mannino ha dichiarato lo stato d'emergenza, le immagini mostrano le barche cariche di persone in arrivo, i migranti stipati uno addosso all'altro, l'hotspot sovraffollato, le forze dell'ordine impegnate a gestire la tensione delle ultime. Le ong impegnate nei soccorsi in mare raccontano dei salvataggi che non si fermano. Di barchini in ferro sperduti nel nero senza fine che solo chi è stato di notte in mezzo al mare può conoscere. Rimbalzano sui giornali anche le dichiarazioni dei politici, una su tutte quella di Matteo Salvini, secondo cui gli arrivi a Lampedusa sarebbero un «atto di guerra». E ha aggiunto: «Seimila persone in 24 ore non arrivano per caso. Sono convinto ci sia una regia dietro a questo esodo».

Intanto, Lampedusa ha aperto le braccia, come accade da sempre, e in tanti isolani si stanno dando da fare per assistere i migranti, offrire loro cibo, vestiti, acqua, beni di prima necessità.

Sembra di rivivere qualcosa che in passato a Lampedusa abbiamo già visto accadere. Perché?

«Tutto quello che sta accadendo era prevedibile perché la situazione in Africa è terribile. Ma lo è da sempre. Guerre, il colpo di stato, la fame, la miseria, il cambiamento climatico. Adesso la recente alluvione drammatica in Libia, il terremoto in Marocco. Era tutto già scritto, il fenomeno migratorio non si è mai arrestato».

Perché non si riesce a gestire?

«È inutile fare accordi, che la stessa premier Giorgia Meloni ha elogiato come modelli per gli altri, con Paesi come la Tunisia. Proprio in questi giorni la presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Layen ha fatto un discorso sui risultati di questi cinque anni e ha elogiato questo accordo fatto con il presidente Saied in Tunisia. Questo mi ha provocato molto disgusto, perché Saied che è un autocrate per non dire un dittatore che viola i diritti umani, scioglie il Parlamento, esautora la magistratura, dà la “caccia al negro”, come dice lui, fa morire le persone nel deserto, come abbiamo visto con quella foto straziante della madre accanto alla sua bambina. Fare accordi con un personaggio del genere porta a questi risultati. Basti pensare che una delegazione del parlamento europeo, autorizzata per una missione in Tunisia, non è stata gradita nel Paese e di conseguenza la missione è stata annullata. Questa è una cosa gravissima. Noi facciamo accordi con un personaggio che disconosce l'Unione Europea. Né Giorgia Meloni né Ursula Von Der Leyen hanno capito nulla».

Cosa intende?

«Il comportamento di Saied nei confronti delle persone viola quello che è lo stato di diritto, che è il pilastro fondamentale su cui si fonda l'Europa. Quello che accade è un fallimento della politica italiana e europea, l'accordo principale è quello di bloccare le partenze che invece sono triplicate e la maggior parte delle partenze sono proprio dalla Tunisia».

È singolare che accada proprio con l'attuale governo che da sempre ha detto che avrebbe fermato gli sbarchi.

«Adesso parlano di complotto da parte della sinistra, magari avessimo tutto questo potere. Questo è il loro autogol e questi sono i risultati. A pagare le conseguenze è l'isola di Lampedusa, sono le forze dell'ordine che devono gestire questa situazione e sono soprattutto queste povere persone che vivono in condizioni disumane in un'isola con un centro che può accogliere 500 persone mentre adesso ce ne sono 7mila. Più della popolazione locale».

L'isola sta rispondendo in tutti i modi all'emergenza.

«Lampedusa è accogliente da sempre ma non si può scaricare tutto sulle spalle di un piccolo paese che non può rispondere per un governo che non riesce a gestire settemila persone. Mi sembra ridicolo».

Cosa dovrebbe fare il governo oggi?

«Un governo ha la possibilità di gestire settemila persone attraverso l'invio di navi. Siamo davanti a un fenomeno prevedibile: lo abbiamo già vissuto. Non possiamo fidarci della Tunisia, Libia, Turchia di turno per far fare il lavoro sporco agli altri pensando di bloccare le persone. Ci laviamo le mani ma ci sporchiamo la coscienza perché la responsabilità è anche nostra».

Manca la volontà reale di affrontare questo problema?

«Stiamo parlando di poche persone se noi pensiamo a quello che ha fatto l'Europa per gli ucraini. Abbiamo aperto le porte a 5 milioni di persone, perché non si riescono a gestire questi flussi che sono minori? L'Europa che voglio io è quella che apre le porte e dà la possibilità a queste persone di arrivare in sicurezza. Queste persone ci possono aiutare, a partire dal calo demografico che è una piaga di cui nessuno si prende cura».

Sembra che nessun governo riesca a farlo davvero.

«Esatto. Di governo in governo abbiamo visto che non siamo capaci di gestire davvero l'immigrazione perché lo abbiamo sempre fatto seguendo il regolamento di Dublino che è lo strumento che oggi opera sul fenomeno migratorio ma che è fallimentare. Se dopo 30 anni continuiamo a parlare di morti, di emergenza, dobbiamo cambiare paradigma, cambiare visione rispetto a come lo abbiamo gestito fino ad oggi».

Come va affrontato?

«Va affrontato dal punto di vista umano o anche da quello egoistico, se vogliamo. Queste persone ci possono aiutare, lo dicono gli imprenditori stessi che hanno problemi di manodopera. Facciamoli arrivare in modo regolare, non mettiamoli nelle mani dei trafficanti di esseri umani, come Saied. Ci sono i decreti flussi che questo governo ha fatto, per 500mila persone, anche se non lo dice al Paese, sotto la spinta degli imprenditori. Non condanno solo l'Italia, perché il governo attuale ha fatto una campagna elettorale, che ha vinto, dicendo non arriveranno più. In realtà, come dicevo, sono stati smentiti. Gli sbarchi sono addirittura triplicati. Non si può fare una campagna elettorale sulla pelle della gente. Il fenomeno migratorio non ha a che fare con la destra o con la sinistra, stiamo parlando di persone, di esseri umani: servono lungimiranza e umanità. Le persone non si fermano con il filo spinato, l'unico muro è quello mentale, che è difficile da abbattere».

Vediamo spesso gli slogan che gridano all'invasione. Come si contrastano?

«Non dobbiamo fare il gioco di chi queste persone non le vuole, come Ungheria, Polonia, che non vogliono i neri e il governo italiano non sta facendo diversamente. Se si optasse per il ricollocamento su tutti gli Stati membri avremmo risolto il problema. E a chi dice che poi ne arriverebbero altri ricorderei che in realtà non è proprio così perché la gran parte dell'immigrazione avviene all'interno dei paesi africani».

L'immigrazione è il nostro Malaussene, il capro espiatorio?

«Trovare un nemico su cui scaricare tutto è facile, si chiama distrazione di massa per coprire le inefficienze, per esempio la gestione della sanità, il pnrr. Il governo sta andando a tentoni. Non fanno altro che slogan e proclami che raccontano queste persone come mostri da cacciare via. Siamo siamo stati noi i primi ad andare da loro. Oggi le multinazionali vanno lì a prendere tutto quello che loro hanno, li abbiamo schiavizzati, colonizzati e oggi loro chiedono aiuto e abbiamo il dovere di restituire almeno un minimo che è la sopravvivenza. Non hanno alternativa»

Dopo il naufragio di Cutro, il ministro Piantedosi parò di «colpa dei genitori».

«Parole ignobili. Come “carico residuale”: non parliamo di merci ma di persone. L'Europa è la più grande democrazia del mondo ma in questo momento da questo punto di vista non siamo molto credibili. Le nostre scelte legate all'immigrazione tradiscono il pensiero dei padri fondatori che si fondava su stato diritto, diritti umani, condivisione della responsabilità».

Come se ne esce?

«In Italia il governo deve intervenire immediatamente, il nostro Paese non non è la meta finale di queste persone, dobbiamo trovare delle soluzioni che noi a Strasburgo stiamo cercando attraverso il patto delle migrazioni, di cui mi sto occupando in prima persona come relatore».

Le manca Lampedusa?

«Se ci penso mi viene da piangere. Adesso vorrei essere lì. Mi manca tanto, mi manca la mia famiglia, l'isola, il mare, la sua gente. Sento la responsabilità di stare qui per dare delle risposte. Oggi è questa la cosa più importante».

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